Buona Primavera

Binari dispari, senza senso, eppure…

Alla fine del 2020 mi auguravo un 2021 che portasse a frutto i disagi affrontati. Oggi posso solo dire “nulla di nuovo sul fronte occidentale”. Che non è molto festosa come frase. Poi il margine di speranza è risicato come non mai. I buoni propositi, irrealizzati. Le fatiche aumentate. I farmaci piú invasivi.

Che senso ha farsi gli auguri anche oggi? Povero 2022. Lo stiamo caricando del peso di risolvere tutto, proprio nel momento in cui si sta affacciando un periodo ancora più duro. Allora decido che il 2021 non termina oggi. Come quando l’anno scolastico non finisce per colpa di una materia da recuperare, io rimando il 2021… a primavera. Si! E solo allora canteremo la Goggi anche se non ha senso. Usciremo a festeggiare per le strade. I bambini saranno liberi di correre nei parchi e le mamme di spettegolare nell’intimità delle panchine. I padri torneranno a fare tardi la sera con l’alito di vino. Ci schiacceremo ridendo in metropolitana. Solo le libellule e le rondini continueranno a evitarci come la peste, ma non ci importerá, perché ci abbracceremo come alla fine di una guerra. Ecco, mi auguro che questo 2022 arrivi a primavera, e solo allora potremo tornare a sperare di spezzare le paure del passato. E riattizzeremo le vecchie amicizie anestetizzate da whatsup, in un nuovo ciclo di mangiare e bevute.Resistiamo ancora un po’.Buon 2022, in anticipo, a tutti noi.

Il 9 Marzo

Binari dispari, senza senso, eppure…

Il nove marzo ho deciso che è la giornata delle altre donne.

Quelle che non sono ricercatrici, premi Nobel, astrofisiche, astronaute, stelline o astri nel firmamento delle celebrità, che l’otto marzo son sulla bocca di tutti. Facile così… Il nove marzo è la mia giornata in cui ricordare e ringraziare le donne amiche per sempre, le casalinghe per loro scelta, le isteriche madri premurose, le cui urla sono indelebili dalla memoria di una generazione, quanto la dolcezza per quella successiva. Quelle che avvocato, ingegnere, giudice, ragioniere, commercialista, impiegato, quadro, dirigente, mètre, tassista, conducente, dottore, imprenditore, giornalista, assistente, responsabile, CEO e falegname è ciò che fanno e non ciò che sono.Donne madri di cani e gatti. Donne single che giocano a tennis. Donne con le sottane e ciabatte. Donne semplicemente vive, pronte a lasciare il mondo per amore di un uomo, e a restarci per amore di un bimbo. Anche se non è il loro.Donne d’amore, quasi sempre, ma che va bene uguale, anche stronze.Le cattive… No. Mai. Nessun lo sia mai.Lasciamo che scelgano chi essere. Non dimentichiamo chi sono per diritto.

Leggere

Binari dispari, senza senso, eppure…

Noam Chomsky disse: “Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee. Non serve a niente leggere un libro se ci si limita a far scorrere le parole davanti agli occhi dimenticandosene dopo dieci minuti. Leggere un libro è un esercizio intellettuale, che stimola il pensiero, le domande, l’immaginazione.”

Io sono più terra terra, non so controllare la forma della parola (l’ho imparata 5 minuti fa sta cosa della forma), sono un po’ depresso, soffro di palesi crisi ossessive compulsive, so cosa significa comprare decine di libri alla volta che resteranno ferme sugli scaffali per anni, so cosa significa amare qualcosa e poi esserne disgustato, so cosa significa stare alzati fino a tarda notte ogni notte alla ricerca di qualcosa che non c’è, so cosa significa leggere due libri la settimana e poi stare senza leggere per anni.

la dico in un altro modo.

Un libro è come un cibo prelibato ad un costo irrisorio. L’alta accessibilità forse ci spinge ad un consumo spasmodico ingordo compulsivo del piatto, e poi di un altro e poi ancora. Dopo un po’ non ci importerá neppure più della qualità del piatto. Ne vogliamo solo di più, piú velocemente. Lo vogliamo più economico, più accessibile. E così diventiamo obesi.
Ecco, diventiamo obesi di libri, mai sazi, ma vuoti, senza saper discernere ne apprezzare, senza vero nutrimento. Se il corpo resta senza vero nutrimento ne chiederà ancora, ad un certo punto il nostro cuore, invece, dirà basta.